Non ho mai capito se era un soprannome Pinin, il calzolaio del paese.
Pinin stava seduto sul suo sgabello di legno, a orario continuato, con l’immancabile grambiule blu, logoro dal tempo. Entrare nella sua bottega era fare un salto nel passato; le tante foto in bianco e nero ed i ricordi del dopoguerra, incertamente appesi alle pareti, mi riportavano indietro in un tempo mai vissuto.
Il rumore della cucitrice, l'odore forte della pelle, della colla, delle scarpe, del cuoio, la confusione, la polvere, i lacci da vendere mischiati a quelli da buttare, fra suole rotte, gomma, alzatacchi e pezzi di pelli appese ovunque vi fosse un chiodo, come in un colorato bazar d’oltremare.
Il rumore della cucitrice, l'odore forte della pelle, della colla, delle scarpe, del cuoio, la confusione, la polvere, i lacci da vendere mischiati a quelli da buttare, fra suole rotte, gomma, alzatacchi e pezzi di pelli appese ovunque vi fosse un chiodo, come in un colorato bazar d’oltremare.
Ascoltava la radio, Pinin, con gli occhiali sul viso, rosso, sembrava sempre emozionato. Come mio nonno, il bottiglione del vino, suo unico alleato.
Lo osservavo quando con l'ago ricuciva i bordi di scarpe, borse e portafogli con estrema precisione, fischettando solitario le note di una canzone. Magro ed ossuto, come un folletto delle fiabe, voci di paese mormoravano che ancora stesse cercando la sua Cenerentola a cui donare quella scarpetta di pelle che custodiva nell'armadio, uscita dalla sua fantasia e cucita dalle sue abili mani, punto per punto. Amava il suo lavoro, Pinin, lo si capiva da come accomodava nelle mani le scarpe da lavorare e dalla delicatezza con cui le avvolgeva nel giornale una volta terminata la sua arte.
Ho pensato a Pinin quando, per l’ennesima volta, il mio portafogli mi ha dato “forfait” rifiutandosi di accogliere l’ennesima tesserina. Se ci fosse ancora Pinin – mi sono detta - certo lui saprebbe regalarmi il portafoglio ideale, che ormai cerco senza speranza da anni…come Pinin cercava la sua cenerentola……sapete, di quelli formato “panfilo”, grandi, enormi, con tanti spazi, anfratti e taschine per metterci tutto il mio mondo…si…. ma tutto insieme!
Ve lo anticipo: non esiste! E nemmeno Pinin mi avrebbe potuta accontentare…
Non che io possegga una sfilza di credit card oro stile Briatore, ma, come dire, non resisto alle raccolte punti e quindi posseggo la tessera club più o meno di qualsiasi negozio in cui vado spesso. Ovviamente a queste si aggiungono la patente, il codice fiscale, il bancomat..e qualche soldino (pochi).
Insomma chi al giorno d'oggi non ha un portafoglio invaso dalla tesserine magnetiche? Io ho il brutto vizio di volerle tenere tutte in ordine e a portata di mano, lontane da tutte le altre cianfrusaglie che finiscono per abitare il mio portafoglio: volantini, scontrini di 10 anni fa, fotografie, post it, piccole note…
Ammutinata dal mio vecchio e logoro portafogli ho girato almeno 15 negozi e in nessuno ho trovato il portafoglio perfetto, vuoi per dimensioni, vuoi perché non mi convinceva esteticamente, vuoi per il prezzo, insomma, un disastro. O forse ero io non in vena di shopping? Ok, quest'ultima opzione la escluderei.
Allora, riflettendo che forse “lui” aveva ragione, ho pensato di regalare al mio portafoglio di sempre, una piccola “dependance” ove riporre tutto ciò che ha un utilizzo solo occasionalmente ma che, per una strana forma mentis, devo avere sempre a portata di mano.
Ovviamente il mio portafogli ha visto con estrema benevolenza questa mia idea che gli ha consentito di alleggerirsi dalla miriade di tessere e tesserine che ormai ne avevano stravolto la forma e la bellezza.
Questa piccola collezione di oggetti, che definirei “porta-qualsiasi-cosa” nasce quindi dal desiderio di creare uno spazio complementare ai portafogli di noi donne….nasce come oggetto da portare con noi con estrema praticità, in una sola mano, ma in grado di contenere tutto l’essenziale…telefono, qualche chiave, qualche tessera e qualche soldo per le piccole spese…